Riciclaggio di denaro: smantellata organizzazione per portare in Cina il frutto del “nero”: 24 arresti e 134 indagati. Le aziende evadevano oltre il 90%

cina-blitz-finanzaMille finanzieri impegnati, 24 persone arrestate, altre 134 indagate, quasi tre miliardi di euro riciclati. Bastano questi numeri a dare l’idea della maxi operazione scattata stamani in otto regioni, e anche a Prato, che ha chiuso un’indagine partita nel 2008 e portata avanti dalla direzione antimafia di Firenze. Un blitz che ha di fatto scardinato una delle più radicate associazioni a delinquere specializzata nel far uscire dall’Italia con direzione Cina i soldi guadagnati a “nero”.
Ma se dal generale e dai grandi numeri passiamo al particolare, basta forse un esempio portato stamani dagli inquirenti a spiegare come funziona il sistema e a fornire, più di tante analisi e discussioni, la giusta cartina di tornasole per inquadrare bene il fenomeno del distretto parallelo cinese a Prato. Ed è quello di un imprenditore cinese, titolare di un’azienda a Prato, che sul finire del 2008 fu fermato durante un controllo di routine. Nell’occasione i finanziari trovarono, occultati in un borsone, 548mila euro in contanti: e l’imprenditore non esitò a dire che il denaro era frutto del “nero” della sua azienda e che stava per essere mandato in Cina attraverso un’agenzia di money-transfer. Ebbene, quello stesso anno, l’azienda di cui era amministratore il cinese aveva dichiarato ai fini delle imposte dirette un reddito di appena 41mila euro, occultando così il 93% dei ricavi.
Ecco, sta in questa percentuale – che se si trattasse di elezioni potremmo definire “bulgara” – il nocciolo del problema. Del resto il sistema smantellato dalle Fiamme gialle del Comando regionale Toscana si basava proprio su un sistema di money transfer basato su un’azienda “madre”, la “Money2Money srl”, composta da una famiglia cinese originaria di Hubei e radicatasi tra Padova e Milano e due fratelli bolognesi. Questa agenzia, insieme ad altre sub agenzie sparse in tutto il territorio nazionale, servivano circa 100 aziende cinesi, in gran parte insediate tra Prato e Firenze. Per far perdere le tracce della provenienza illecita del denaro la somma complessiva era frazionata in migliaia di tranches, tutte da 1.999,99 euro, la cui titolarità era attribuita spesso a soggetti del tutto ignari se non inesistenti. Un altro canale era invece attraverso  una finanziaria con sede a San Marino. Le indagini hanno poi permesso di far emergere una vera e propria tratta dei clandestini, ai quali venivano sottratti tutti i documenti in modo da tenerli in stato di soggezione continua fino a che non avevano saldato il debito per l’ingresso in Italia (13mila euro a testa). Sempre nel corso dell’inchiesta le Fiamme gialle hanno recuperato e sequestrato oltre 780mila articoli contraffatti o prodotti in violazione alle norme a tutela del amde in Italy o della sicurezza dei prodotti. Parte di questi erano realizzati nell’area fiorentino-pratese, altri fatti arrivare direttamente dalla Cina.
Oltre agli arresti (17 a carico di cittadini cinesi, 7 di italiani) e alle 134 denunce, durante il blitz di stamani sono stati sequestrati beni per decine di milioni di euro con 73 aziende, 181 immobili, 166 auto di lusso e 300 conti corrente.

Claudio Vannacci

11 pensieri su “Riciclaggio di denaro: smantellata organizzazione per portare in Cina il frutto del “nero”: 24 arresti e 134 indagati. Le aziende evadevano oltre il 90%

  1. non sarà mica merito dello sceriffo Milone anche a questo giro?
    sai, lui gliè bono a dire che è stato lui a ideare e coordinare le indagini!
    vai Aldo!!!

  2. Albertini, se hai letto l’articolo sai che l’indagine è partita nel 2008 proprio da Prato.
    Come fai a sapere che nessuno delle Amministrazioni Comunali succedutesi in questo periodo abbia non dico ideato e coordinato, ma almeno collaborato?
    Non dubitare, Aldo va. E se un andasse!!!!!!!!

  3. vai tosco, armati di manganello anche te!!!
    vai a dagli mano ad aldino nostro…per altro pratese al 100%!!!

  4. Certo, nazzisti!
    Attila, scommetto la vita che dei laogai t’importa ancora meno che dell’ortografia.
    I laogai? Oh poverini…
    Ma fammi il piacere!!! Una come te è capace perfino di invidiare la Repubblica Popolare Cinese per averle rubato l’idea!

  5. Pingback: Blitz antiriciclaggio, il procuratore antimafia Grasso: “Criminalità cinese di stampo mafioso”. Soddisfazione in città per l’operazione | NOTIZIE DI PRATO

  6. io ci lavoro con i cinesi e non sono tutti orride persone, ma devono rispettare le regole .. e loro non sono abituati a farlo .. almeno qui da noi .. è giustissimo tutto quello che sta accadendo .. anzi era l’ora .. sapete cosa non succede in una stamperia.. norme di sicurezza inesistenti, scarichi ovunque si voglia farli ..
    abitano di fianco a noi e per una vita migliore per tutti è giusto che seguano anche loro le regole di smaltimento, sicurezza sul lavoro e rispetto delle vite altrui.. siano essi pratesi cingalesi o cinesi .. tutti indistintamente hanno il diritto ad una vita dignitosa!!!!!!!!

  7. Cristina le stamperie che io sappia sono fra le fabbriche dove stanno meglio, poi dipende dalla stamperia che hai visto tu. Comunque in questi ultimi anni c’è stato un miglioramento, ora le fabbriche dove i cinesi ci vivono in condizioni disumane sono molto diminuite rispetto a qualche anno fa. Comunque è vero alcuni cinesi sono anche apposto, ma sotto sotto chissà…

  8. non sono solo i cinesi a fare casino anche gli altri stranieri che piuttosto che pagare le tasse si suiciderebbero. trovano terreno fertile in Italia perchè tutti fanno come gli pare. questo è provato anche la magistratura che fin’ora ha fatto le indagini dal 2006 ha fatto portare via fiumi di soldi e ora arriva con il blitz che secondo me è derivato dai fatti di sangue.intanto noi scemi cretini e imbecilli di italiani si paga le tasse e zitti. noi schiavi dello stato e dei politici. ricordate queste parole.